RACCORDARE. Personale di Valentina Persico
Dal 9 al 27 febbraio 2015
RACCORDARE. Personale di Valentina Persico
arte contemporanea, personale
vernissage: lunedì 9 febbraio dalle ore 18,00
orario: martedì a venerdì dalle 17 alle 19,30 o per appuntamento
Lunedì 9 febbraio 2015 la galleria Scoglio di Quarto (via Ascanio Sforza 3, Milano) inaugura dalle ore 18.00 la personale di Valentina Persico. La mostra proporrà al pubblico lavori (dipinti e tecniche miste) realizzati nel decennio 2004-2014
Valentina Persico (1977), diplomata all’Accademia di Brera, vive e lavora a Scanzorosciate (BG) ed è la prima volta che espone a Milano in una personale.
La mostra è a cura di Francesco Pagliari. Catalogo in galleria.
Raccordare
Attraversare con una linea di interpretazione le opere di Valentina, congiungendole una ad una, comporta la necessità di apprezzare le intenzioni ed i risultati della ricerca: obiettivi d’indagine, il nucleo delle riflessioni, il rispecchiamento fra idee e manifestazioni espressive. Tecniche e strumenti, quelli pittorici e quelli propri al mondo dell’incisione, fanno parte di tale progettualità artistica, senza che si debbano istituire differenze: la ricerca – e la tecnica che la sostiene – è unitaria, si alimenta di segni e di valori della spazialità, si indirizza ad interpretare l’universo delle sensazioni tangibili, a partire da fatti e nuclei fondamentali. Il segno, che interferisce con gli spazi e li determina; il colore, che nasce nelle superfici e diviene coerente formulazione di rapporti fra dimensioni distese ed agglutinazioni; le relazioni, concomitanti ed intrecciate, fra luce e trasparenza, procurano approfondimenti, addensamenti, diluizioni, nel percorso che si instaura nel processo di rispecchiamento di forma e volumi apparenti. Una traccia sensibile, nell’insieme della ricerca che accomuna disegni incisioni ed opere pittoriche, orienta la rilevanza dell’opposizione, concettuale e materica: sperimentare per ottenere valori di transitoria luminosità, per interferire nelle variazioni che si leggono fra opere ed opere, fra accentuazione del segno e profondità impalpabile, per intraprendere una costruzione progettuale ed immediata. Estrarre riferimenti dalle densità manifeste nella natura e nel corpo, in quanto volumi che si connettono e riappaiono, in quanto essenze e matrici delle trasformazioni, in una sorta di abaco che ricostruisce la complessità del reale, come un dato cui aspirare. Attraversare procedimenti che accumulano o fluidificano, che accentrano forme o disperdono le distinzioni, nella costante ricerca di una luce intrinseca alle “cose” di una natura da indagare e trasporre in altro da sé. L’indagine si determina e si rende riconoscibile nel coinvolgimento della materia, nella volontà di condurre ragionamenti incentrati sulla qualità della trasparenza, come in un continuo discorso in cui appaiono contemporaneamente traslazioni di senso e riferimenti concreti, durevoli ed interni alla realtà. La materia si percepisce come un dato vivo e capace di fondare processi trasformativi. Contrasti e accordi: raccordare attraverso una linea – densa di verità e prospezione – che definisce confini o induce a sensibilità sfuggente, per dilatare ed accorpare la materia, per aggregare e ripartire la sintesi di spazi e forme; l’insieme dell’opera prende origine da baluginii e tratti immediati d’osservazione (stratificazioni di segni e masse, intersezioni di forme e colori, nella necessità di porre a confronto relazioni fra aeree trasparenze e durezza implicita, nella compresenza di concretezza e di indeterminazione astratta). Un racconto, forse, che nel contempo seziona e riavvicina gli elementi (corpi, volumi, stratificazioni, densità e diluizione, luce), nell’avvicendare traslucide impressioni che divengono “luoghi di sottili sensazioni”, per affermare la necessità dell’interpretare.
Francesco Pagliari – gennaio 2015