Personale di Marialuisa de Romans

Dal 10 al 31 ottobre 2013
Personale di Marialuisa de Romans
arte contemporanea, personale

vernissage: giovedì 10 ottobre 2013, dalle 18,00
orario: da martedì a venerdì: dalle ore 17.00 alle 19.30. o per appuntamento

Mercoledì 23 ottobre 2013 la galleria di arte contemporanea Scoglio di Quarto, Via Ascanio Sforza 3, Milano, nel contesto della mostra di Marialuisa de Romans, in corso dal 10 al 31 ottobre, ospita alle ore 17.00

Ass. Cult. e Archivio di Documentazione della POESIA Contemporanea in VIDEO E D I Z I O N I
Presentazione libretto e mostra ASCANIO IN ALBA – dall’opera teatrale all’opera d’arte.

Saranno Presenti: Vincenzo Pezzella, editore, ideatore del progetto; Paola Magi, storico dell’arte d’arte, curatrice delle collane Archivio Dedalus; Carlo Migliaccio, critico musicale, prefatore del libro; Cecilia Maria Di Bona, critico d’arte e autrice delle introduzioni critiche alle opere; Carlo Arrigo Pedretti, storico, Preside del liceo classico Giuseppe Parini di Milano; Giada Rigamonti coordinatrice.
La stampa del libretto Ascanio in Alba rientra nell’alveo delle proposte delle Edizioni Archivio Dedalus che intendono riaprire nel costume culturale italiano una ringiovanita attenzione allo specifico linguistico di queste opere letterarie, ovvero i libretti d’Opera. Inoltre, il volume è illustrato da 6 tavole a colori realizzate dagli artisti Adalberto Borioli, Momò Calascibetta, Alberto Casiraghi, Remo Giatti, Luciano Ragozzino, Vincenzo Sorrentino.

L’arte dell’Opera fonde con naturalezza forme diverse, tutte contigue, nell’intreccio della parola poetica e del discorso teatrale con la musica e l’invenzione scenica. Si cerca nel teatro d’opera un’armonia, in primis intorno alla musica, tratti all’ascolto di quell’intensità espressiva, fluente e canora che svolge e anima dall’interno la parola e la trama. Quest’ultima, non di rado tratta dalla grande letteratura, e in questo caso dalla penna d’un grande poeta, viene generalmente piegata nella composizione del libretto alle esigenze strutturali della composizione musicale. Infine, affiora l’esecuzione, che ripropone l’identico in forme sempre nuove, un’interpretazione fedele e al contempo viva e immediata, laddove musica e teatro si confondono nell’espressione di un’ispirazione ogni volta reinterpretata sulla scena. Per questa via essa entra nei cuori di tutti. Di questa straordinaria eredità culturale che è il teatro d’opera, se il suo senso più profondo è raccolto dall’interpretazione scenica, la sua conservazione è fissata nella scrittura dello spartito, unica traccia permanente dell’aerea musica – che nasce dal silenzio e al silenzio ritorna – e del libretto, per l’Opera che si anima ogni sera sulla scena del teatro. Gli artisti qui convenuti hanno risposto al richiamo dell’Opera con la loro arte, cogliendone ciascuno in forma personale e originale qualche suggestione, estendendo l’eco della musica emersa dal teatro e proiettandola sul disegno, nel segno che è inciso sulla carta per ornarne il libretto.

I- Nell’incisione di Remo Giatti, Venere e sipario, il desiderio anima l’attesa, mentre il sipario, vergato con vibrante vigore, vela e svela la bellezza di Venere che dietro le velature del sipario si accende come un fuoco passionale, ma al contempo crepuscolare, in un’astanza che è una distanza forse incolmabile: “sono i silenzi in cui si vede/ in ogni ombra umana che si allontana/ qualche disturbata Divinità”. Dolce e fugace parvenza, promesse de bonheur, tutto per sfiorarne le marmoree armoniose membra, di statuaria dea, si tenta, ma come un trompe l’oeil, la vaghezza delle sue forme attrae in quanto vertigine senza fine dell’immaginazione e del sogno, nell’évanouissement du tout.

II- Nell’opera di Adalberto Borioli, Ascanio in Alba, un sapiente e ironico gioco di papiers découpés giustappone in forma evocativa il volto del giovanissimo compositore, stralci fugaci di tele barocche, una (forse) del Tiepolo, raffigurante il padre Enea con il figlio, un’altra nella quale forse si tratteggia la dea, frammenti dello spartito, e di elementi architettonici della cornice scenografica teatrale, a ricordare che l’ispirazione della composizione dell’Opera tout court nasce dal desiderio di fondere in forma creativa -in una fedeltà che l’estro creativo rigenera- un insieme di dimensioni: la composizione musicale tracciata sullo spartito, la parola poetica e letteraria che il libretto d’opera propone in forma ‘canora’, la cassa armonica del teatro, il Parnaso delle arti, e l’arena sacra della bellezza.

III- Nella xilografia di Alberto Casiraghi, Paesaggio di Alba, l’espressione di una fantasia estrosa e vicina all’infanzia traccia le linee di un microcosmo mormorante e vivente con muschi e licheni pieni di spore in sospensione, pronte a diffondersi tutt’intorno per popolare il mondo. Muschi e licheni, sembra che dormano forse come polvere di stelle nell’azzurro, ma sono animati come tanti piccoli animaletti che suscitano sorriso e stupore nello sguardo innocente e nell’animo candido dei bambini (e di coloro che lo son rimasti nel cuore). Fiabesco e leggiadro, il bosco è rappresentato come una piccola foresta di simboli, pronti a crescere a dismisura come l’immaginazione. Sullo sfondo, impercettibilmente si ode il suono del flauto magico e più sommesso ancora un remoto richiamo di due pappagalli che si cercano.

IV- Nel disegno di Vincenzo Sorrentino, Silvia e Amore, il dialogo silente della Ninfa con Amore è un mutuo e muto riconoscimento, a lungo vagheggiato e atteso. L’incontro è dall’artista colto al suo sorgere, in un estatico, parnassiano, rapimento dei sensi, tratteggiato con grande maestria, che staglia le forme plastiche dei corpi e dei volti sullo sfondo azzurro e vago del sogno. Il dio si china sulla ninfa quasi a proteggerne l’anima nella quale la sua intensità ha destato un sentimento nuovo. Lo sguardo della ninfa è rapito, assorto nella contemplazione del dolce, intenso sembiante del volto dell’amore. La luce azzurrina serale o aurorale protegge il loro incontro, custodendo il segreto e il mistero d’ogni amoroso convito che la danza dell’amore accorda e ritma, nell’incontro degli sguardi e nel lieve sfiorarsi delle mani.

V- Nel disegno a pastello di Momò Calascibetta, Ascanio è raffigurato nel suo tratto un po’ bambocciante, barocco e canoro del cantante d’Opera, mentre, al centro della scena, estendendo enfaticamente le braccia, emette qualche do di petto, qualche gorgheggio, estroso e virtuoso. Egli, avvolto e quasi fasciato dai tessuti sgargianti e plissettati a creare volants e fiocchi, ha un’ aria brillante’, un ‘vermiglio donnesco color’, ‘quella chioma’ (fluente), con sul capo un cappello, ‘leggero e galante’, dai ‘bei pennacchini’, un po’come quello del farfallone amoroso e forse incarna gli exploit e le bizze del cantante d’opera qual onoratissima primadonna del teatro.

VI- Nell’incisione di Luciano Ragozzino, Silvia e Amore, l’arcadico e arcaicizzante pudore di un furtivo incontro tra le fronde è espresso nel gesto da parte dello ieratico amore dell’offerta del virgulto, allegoria, forse, della trasformazione delle fronde in architetture a edificazione della città e della discendenza che dall’unione di Ascanio con la ninfa la popolerà. Ad accoglierlo è, nella leggiadria del suo incedere virginale, la ninfa che a quel richiamo con slancio risponde: la natura si trasforma in architettura; la figura, avvolta nel panneggio è come scolpita nell’attimo del rapimento, del non ritorno, quando il cuore è per sempre turbato e assorto dall’irruzione d’Amore che ci appare e tiene tra le sue mani i più riposti desideri del nostro cuore: “Amor tenendo meo core in mano”.

La mostra di Marialuisa de Romans sarà visitabile dal 10 al 31 ottobre 2013.
Aperto da martedì a venerdì: dalle ore 17.00 alle 19.30. o per appuntamento

Giovedì 10 ottobre 2013 la galleria Scoglio di Quarto di Milano, via Ascanio Sforza 3, inaugura dalle ore 18.00 con la personale di Marialuisa de Romans.
La mostra allestita presso la Galleria Scoglio di Quarto di Milano è un omaggio all’artista, pittrice e poeta Marialuisa de Romans. La sua arte, sempre di grande qualità, percorre senza cedimenti gli ultimi sessanta anni del mondo culturale milanese e anche internazionale. Le sue frequentazioni: Dubuffet, Bay, Vedova, Sanesi, Alik Cavaliere, Rossello, Dorfles, Somarè, Jolas, Calderara, Fabbri, Ballo, Ungaretti, Crippa e tanti altri e ancora Andy Warhol, suo grande amico, conosciuto durante la sua permanenza in America.Questa è una piccola, ma non per questo meno significativa, mostra antologica che scandisce il percorso dell’Artista. Sono esposti lavori che vanno dagli anni Cinquanta ai nostri giorni e che contemplano vari periodi della sua pittura. Dal figurativo all’informale, dall’informale all’astrattismo geometrico degli anni Settanta fino al figurativo esistenziale. Pur nelle differenze dei linguaggi usati, vi è coerenza nel suo lavoro. Coerenza che deriva da una necessità primaria e ineluttabile. La creatività genera attraverso il corpo di Marialuisa de Romans le condizioni necessarie per questa coerenza. Penso che la chiave di lettura la fornisca lei stessa in una pagine del suo diario (15 maggio 1990) quando dichiara:“Ora la tela è diventata l’universo stesso: io vi sto dentro, al centro di una situazione, quasi la pennellata uscisse dall’interno della tela, anziché dall’esterno”. Lo stato di grazia per l’artista Marialuisa è proprio questo. Sia nell’informale che nel figurativo, dove i colori percorrono sogni ancestrali, così come nell’astrazione dove i pensieri remoti vengono razionalizzati nella tela, nelle linee oblique o verticali. e nella composizione degli spazi. L’universo a colori, l’universo geometricamente frattale, l’universo delle immaginazioni e dei sogni, l’universo delle sensibilità e dei sentimenti, delle sensazioni e delle certezze subitanee, ma anche della cultura a tutto tondo di cui si è nutrita fin dalla tenera età. La tensione creativa si percepisce in ogni opera di Marialuisa.Una tensione ricercata, da poeta quale lei è, e che ha nutrito in lunghe giornate di intenso lavoro. Naturalmente il risultato sta, come sempre, nelle emozioni e nella capacità tecnica dell’artista di provocarle con i mezzi che ha a disposizione: i colori primari, le linee rette o curve, i segni e le loro combinazioni. Marialuisa usa le tecniche e i colori con grande maestria e sapienza. Il risultato è di grande impatto estetico oltre a suscitare in chi osserva, come è accaduto a me, una intensa emozione. (S.S.)

Catalogo in mostra.

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