8 come 8. 88 giorni prima dell’apertura di Pechino 2008: 08.08.08
Dal 12 al 30 maggio 2008
8 come 8
88 giorni prima dell’apertura di Pechino 2008: 08.08.08
8 artisti presentano 8+8 opere ispirate ai giochi olimpici
arte contemporanea, collettiva
artisti: Alberto Casiraghy, Isabella Logomarsino, Danilo Premoli, Alberto Salvati, Stefano Soddu, Micaela Tornaghi, Ivana Vio, Anna Maria Zoppis
presentazione critica: Ginevra Bria
concept: Danilo Premoli
vernissage: 12 maggio 2008 ore 18,30
orario: martedì a venerdì dalle 17 alle 19,30 o per appuntamento
8 COME 8
Ginevra Bria
8 è giustizia. 8 è forza dominata, dall’armonia del caso. 8 è siglo antico, il primo marchio regale. 8 è naufragio e salvezza. 8 è seguire la rotta, sulle punte dei venti. 8 è perdizione, come i petali del fior di loto. 8 è verità, lungo i sentieri della via buddista. 8 è equilibrio ristabilito. 8 è due circoli uniti, quello del Cielo che tocca quello della Terra. 8 è il centro sul quale insiste la ruota dell’universo. 8 è ricordo, di eroi immortali e di forze della natura, in Cina. 8 è infinito verticalizzato, quantità innumerevole della materia immensa, in Giappone. 8 è ottavo, come il giorno della trasfigurazione, in Occidente. Dopo i sei giorni di creazione e dopo il settimo di quiete, il sabato, è l’ottavo passaggio che annuncia l’eternità. Come limite per l’assoluto. Sotto questo segno di congiungimento, a Pechino, stanno per prendere l’avvio i Giochi Olimpici. Tra Occidente e Oriente, 8 è il significato che può conferire la giusta forza ai preparativi. Tra auspici e presagi, 8 è il senso di una volontà d’insieme che generi competizione. La dimensione che in quei giorni d’arrivo, giorni di gare, infrangerà l’ordine del tempo.
Seguendo il fervore olimpico, slancio generativo di forze creatrici, carica simbolica e, infine, sacra spinta numerologica, inaugura 8 come 8. Una collettiva che nasce per dare 8 interpretazioni di questo momento. Quattro artisti uomini e quattro artiste donne ripercorrono valori, miti, impressioni, simboli, caratteri, segni, tratti, logiche e sensazioni legati all’immaginario dei Giochi Olimpici.
E’ Alberto Casiraghy con la poesia della vita, con gli aforismi diabolici a concedere la parola esatta per il giusto equilibrio tra la libertà atletica della fantasia e la verità necessaria del sogno. Spetta, poi, ai busti fittili, ai volti impastati dalla creta di Isabella Logomarsino, fornire il ritratto della classicità, plasmando le forme di corpi in gara. Con Danilo Premoli, invece, riemerge l’urgenza dei colori, gli emblemi dei cinque continenti che ricoprono gli anelli dei Giochi e che nelle sue opere diventano fili conduttori del concetto. Nel frottage poetico-cromatico di Alberto Salvati, la creatività infantile interpreta la cultura degli adulti in gara, attraverso una procedura visiva che ne manipola entrambi i mondi. Con le steli invisibili di Stefano Soddu in mostra s’innalzano totem apotropaici, posti al confine tra natura ed artificio, tra composizione e decomposizione della materia inanimata. Nei campi colorati di Micaela Tornaghi si fa nuovamente riferimento all’unione dei popoli che prevale sulla potenza delle singole nazioni. Con la grazia di Ivana Vio il bassorilievo diventa una sottile tabula rasa che incide il mito classico del fuoco e degli atleti, su lamina e lastra. Per concludere, i dipinti ad olio di Anna Maria Zoppis restituiscono a questa collettiva le corrispondenze tra uomo e paesaggio, per un viaggio attraverso le forze dei colori.