Personale del Maestro Attilio Forgioli

Martedì 18 ottobre 2022, alle ore 18.00, lo Spazio d’ arte Scoglio di Quarto, via Scoglio di Quarto 4 Milano, inaugura la mostra del Maestro Attilio Forgioli. Verrà presentata una importante selezione di recenti opere su carta con la tecnica del gessetto ad olio.

La mostra viene presentata da Claudio Cerritelli.

Durata della mostra: dal 18 ottobre al 11 novembre.

Claudio Cerritelli: Figure distese, ai margini del mondo.

Osservate infinite volte da Attilio Forgioli sono le figure sdraiate, i corpi distesi, le sagome coricate per terra, abbandonate ai margini del mondo, forme immaginali che affiorano dalle apparenze della vita quotidiana.

Si tratta di tramiti reali per visioni fantasmatiche, sedimenti cromatici e grovigli di linee avvolgenti, talvolta inestricabili, in molti casi rapinose e gestuali, oppure stratificate come cumuli d’ombra in attesa di nuova luce.

Dietro la parvenza di queste icone silenziose si avverte un senso di profonda meditazione sulla condizione umana, Forgioli osserva le situazioni di disagio nella vita urbana, in tal senso porta alla luce la fragilità dell’uomo emarginato e inerme di fronte all’indifferenza generale.

Le figure distese per terra non hanno un’identità decifrabile, Attilio le ha incontrate sui marciapiedi sotto casa, nei luoghi disponibili durante le ore non destinate ai commerci, con quel senso di accoglienza provvisoria che la città concede, dalla sera al mattino, non senza segni d’insofferenza.

L’artista ricrea la quiete dei corpi racchiusi in sé stessi, l’atmosfera che ne trasfigura l’irrilevanza anonima, tracce di un’esistenza dispersa, con stati d’animo apprensivi, filtrati attraverso la verità del fare pittorico.

Per Forgioli dipingere non è mai un fatto razionale, l’identità dei nuclei figurali trae energia dal loro stesso avvilupparsi, le forme distese e inanimate si rigenerano nell’evento congiunto del segno e del colore.

Il farsi corpo dell’immagine è lo spazio dove si decanta la scrittura del visibile, questo è avvenuto per i paesaggi, i ritratti, le nature morte, gli oggetti e i luoghi d’affezione, tramiti indispensabili per far trapelare nel respiro della pittura ciò che emerge dalla quotidiana osservazione del reale.

In questi recenti pastelli Forgioli rinnova il rapporto con la dimensione inquieta del presente, in tal senso verifica il suo modo inconfondibile di guardare il mondo attraverso l’incanto della pittura, nel lento dispiegarsi della sua durata. Come sempre, i valori luminosi si basano sull’uso strutturante del grigio, in funzione del quale il nero è trattato in modo diluito ed espansivo per ottenere mutevoli trasparenze e toni intermedi.

Si tratta di un nero che contiene l’azzurro cobalto, oppure mescolato con l’ocra stabilisce un mutevole rapporto con lo spazio attraverso differenti gradazioni luminose. Segni e colori gravitano intorno all’ossessione delle figure distese per terra, solitarie apparizioni sospese nella luce del vuoto, la velocità avvolgente delle linee in rapporto con le densità della materia.

La pittura vive di atmosfere labili, riverberi violacei, palpiti del verde, lievi soffi dell’azzurro, sensazioni impalpabili del rosa, minime vibrazioni del giallo, intermittenze di luce e spessori d’ombra, tramiti dai contorni incerti e disgregati, toni freddi che si alternano a rapide accensioni.

Nelle figure accovacciate si annidano oscurità insondabili e improvvisi bagliori, essenze immaginative assimilate durante gli esperimenti della materia, nutrimenti differenti che la pittura trae dalla memoria del vissuto.

Il punto di vista è di solito legato alla linea di orizzonte delle figure distese, tuttavia Forgioli muove lo sguardo anche in diagonale, distribuisce con gesti trasversali il peso delle masse per alleggerire la fissità dell’immagine e dilatare la visione oltre la misura circoscritta delle forme. Alcune figure sono viste dall’alto, schiacciate ma non appiattite, con minime pressioni del colore che lasciano intuire solo i contorni dell’immagine, in altri fogli prevalgono andamenti verticali che contrastano con la consueta postura delle figure sdraiate. Si tratta di una libertà compositiva che talvolta raddoppia la tensione strutturale delle inquadrature giocando sopra e sotto la linea di demarcazione del suolo. D’altro lato, l’immagine sta in bilico tra figura e sfondo, con slittamenti e sfasamenti variabili, ma anche calibrate sequenze di pesi e contrappesi che sorprendono le attese del lettore.

Le fonti di ispirazione sono legate alle mutazioni del corpo, la sagoma può essere girata su sè stessa dalla testa ai piedi, sulla schiena o sopra il gomito piegato, talvolta pare fasciata da linee insistenti o protetta da una coltre di colore, in altri casi la forma sembra sul punto di sfaldarsi, fino a disperdere le essenze segniche e cromatiche sulla soglia indeterminata dell’indistinto.

Un senso di mistero accompagna le figure nella loro muta parvenza, non è mai possibile scorgere distintamente la smorfia della bocca o la piega del naso, il peso dello sguardo assente, oppure gli occhi socchiusi, i minimi palpiti all’interno delle palpebre e qualunque altro sottile sintomo di vita.

Del resto, questa tensione allusiva è tipica di Forgioli, capace di evitare descrizioni troppo esplicite congiungendo la dimensione quasi informe del colore al fervore segnico che scuote le figure assorte e le rigenera di continuo. Con toni velati di malinconia Forgioli inventa il suo colloquio con gli sconosciuti, persone anonime entrate nel cuore della sua pittura, figure disegnate e dipinte con quell’inguaribile desiderio di trasformare la loro presenza precaria in visioni di dolente umanità, immagini veritiere che continuano a sollecitare le fantasie immaginative della sua arte.

 

 Claudio Cerritelli

 

Orari di apertura: da martedì a venerdì, dalle 17,00 alle 19,00.

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