MARILU’ CATTANEO – ECCOMI. Opere recenti

Dal 4 al 27 giugno 2008
MARILU’ CATTANEO – ECCOMI
Opere recenti
arte contemporanea, personale

a cura di: Giorgio Bonomi
vernissage: 4 giugno 2008 ore 18,00
orario: martedì a venerdì dalle 17 alle 19,30 o per appuntamento

Non sono molti gli anni che Marilù Cattaneo percorre i sentieri dell’arte, e in particolare della pittura. Eppure, al di làdi qualche lieve incertezza o, meglio, ingenuità, dovute però – crediamo – più alle caratteristiche del suo sentire e del suo fare arte, che all’inesperienza, si può cogliere nei suoi lavori una poetica chiara e determinata.
Se, dal punto di vista formale e stilistico, possiamo vedere come ascendente di Marilù Cattaneo quella pittura che, tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi dei Settanta, si trovava in bilico tra astrattismo e informale, tra espressionismo e concettualismo, da quello poetico la sua èuna pittura di tipo evocativo, nella quale anche i titoli hanno una loro significanza pregnante. Così con sicurezza, anche se con modestia, con convinzione ma con umiltà, l’artista ora ci presenta le sue opere recenti o, se vogliamo, “si presenta”, dicendo: “Eccomi!”.
Si tratta di un’arte certamente “autobiografica”, ma non lagnosamente soggettiva nérealisticamente mnemonica, bensì capace di cogliere quei tratti emotivi –di sensazioni, di memorie, di stati d’animo –comuni a tutti gli uomini: così di fronte ad un suo quadro –sia esso, per esempio, La casetta sul Naviglio oppure La coperta dei sogni –ognuno vede la sua “casetta”(della nonna, dell’infanzia, dei primi amori, insomma quell’immagine di “casetta”che misteriosamente tutti noi abbiamo e il cui ricordo ci commuove) oppure la sua “coperta”che dava sicurezza e/o tanto calore.
MarilùCattaneo così si offre completamente, priva di sovrastrutture ideologico-culturali e si presenta in tutta la sua semplicitàumana, nel ricordo gradevole, nel sogno dolce, nella tranquilla accettazione del dato di realtà. Questo però, si badi, non significa rinuncia nérassegnazione, tutt’altro. L’artista èben consapevole che la vita, nell’altra faccia del suo essere, ètempo che corre e non torneràmai più, è“corpo che de-cade”, èdestinata ad essere “polvere”.
Anche quella “poesia”di foscoliana memoria, che pareva essere preservata dall’annichilimento del tutto da parte del tempo, qui si presenta –nella metafora visiva –come “polvere”.
Come ogni artista, Marilù vuole dire, vuole comunicare le sue emozioni –altrimenti le terrebbe per sée non si esporrebbe al giudizio del pubblico –e lo fa assumendo, ovviamente come dati visivi, quegli
elementi propri della comunicazione verbale, per cui abbiamo sfondi di scrittura, titoli che esplicitamente si rifanno ai mezzi di comunicazione (“messaggio”, “lettura”, “poesia”).
In questo l’artista si riallaccia alla grande tradizione (tradizioni) dell’introduzione della scrittura verbale nell’arte visiva che, da Cubismo in poi, ha visto singole lettere dell’alfabeto, brani di scrittura, alfabeti
nuovissimi e “privi”di significato, verbale non certamente estetico: anche qui l’operazione avviene, da parte di Cattaneo, con discrezione, senza citazioni spavalde, che spesso mascherano l’insicurezza, anzi con una discreta e timida evocazione.

Questa caratteristica, questa cifra dell’artista che definiamo “riservatezza”, “equilibrio”, “tranquilla serenità”, però allo stesso tempo consapevole delle possibilitàdi durezze e drammaticitàdel reale,
viene espressa –siamo nel campo dell’arte visiva –con un linguaggio e con degli strumenti (i materiali) poveri, comuni, se vogliamo “grezzi”, i quali vengono dalla mano dell’artista lavorati, accostati, manipolati fino ad assumere la forma “nobile”del contenuto che Marilùvuole esprimere. L’eleganza degli accostamenti, la capacitàmanipolatoria, realizza una composizione in cui regna l’armonia di forze contrapposte, di soggetti apparentemente non equilibrabili, cioèuna forma in perfetta sintonia con i doveri dell’estetica – dell’arte e della pittura –i quali ultimi richiedono non tanto una “bellezza”non definita quanto una sintesi equilibrata tra i vari elementi che non necessariamente debbono esprimere “bellezza”,al contrario possono essere di “dubbio gusto”, “brutti e poveri”ma comunque con una loro rigorosa “armonizzazione”(in tal modo, possiamo trovare esteticamente “armonica”o, che èlo stesso, “bella”anche una forte disarmonia).
Accanto ai mezzi tradizionali della pittura, come gli acrilici, la cera d’ape ed altri, Cattaneo ne usa altri piùanomali, quali colle viniliche, bitume, catrame, stoffe eccetera; questi e quelli, nel loro comporsi
assieme, assumono un tono “silenzioso”, forse grave ma sereno, severo ma anche liricamente imperturbabile.
Come spesso avviene nell’arte, l’opera si dàcome opposto, in senso hegeliano, all’essere fenomenico dell’artista, cioè, nel nostro caso, MarilùCattaneo èuna donna esuberante, aperta, disponibile al dialogo fluido e all’incontro fattivo, mentre i suoi lavori appaiono, come abbiamo cercato di chiarire, piùriservati e discreti anche se non introversi e “chiusi”, silenziosi nella loro completa sincerità. Ed il “silenzio”èun altro elemento fondamentale nel suo lavoro; si tratta di un silenzio metafisico, perche ́altrimenti la tela sarebbe bianca,vuota: ma, attenzione, se il silenzio èfatto di vuoto (vuoto di suoni), il silenzio delle tele di Marilùèun silenzio che deriva dall’equilibrio di forme, di materiali, di sentimenti, quasi, paradossalmente, un “silenzio fatto di suoni”: abbiamo così una sorta di ribaltamento del pensiero di Cage, per il quale –dato che la musica èun insieme di suoni e pause– il massimo dell’armonia si ha con l’estensione delle pause, quindi con il silenzio assoluto. Invece (o anche?) MarilùCattaneo trova una silenziosa armonia con messaggi, assai limpidi e sinceri, colmi di liricitàe di nostalgia, sensazioni necessarie, all’artefice e allo spettatore, per una vita più piacevole.

Giorgio Bonomi

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