IN DUE. Raffaele Penna e Antonio Pizzolante

Dal 7 al 28 Ottobre 2010
IN DUE. Raffaele Penna e Antonio Pizzolante
arte contemporanea, doppia personale

vernissage: giovedì 7 ottobre dalle ore 18,00
catalogo: Catalogo in mostra con presentazione di Francesca Marcellini
orario: martedì a venerdì dalle 17,00 alle 19,30 o per appuntamento

Raffaele Penna
Inizia la sua attività artistica nel 1965 in una Rassegna collettiva presso il Palazzetto dell’Arte di Foggia. Nel 1968 si trasferisce a Varese dove incontra il critico d’arte Gianfranco Maffina che lo invita nella Rassegna d’arte “35 Artisti Varesini” presso la Civica Galleria d’Arte di Gallarate.
Nello stesso periodo incontra il noto critico Raffaele De Grada che cura la sua mostra personale presso la Galleria “Centro” di Gallarate. E’ questa una fase pittorica molto intensa di partecipazioni ma soprattutto di riconoscimenti con numerosi primi premi in rassegne nazionali e internazionali. All’inizio degli anni ottanta la sua ricerca è indirizzata verso una “pittura” tridimensionale e di installazioni nel territorio, con l’uso di materiali inusuali per una pittura di tradizione: lino, cotone, carte, sete, ferri. L’attività creativa in questi anni è particolarmente matura e strutturata con un linguaggio che ne identifica costanti e sintassi uniche. Espone in collettive e personali a Steinenbron, Roma, Venezia, Milano, Mantova.

Antonio Pizzolante
Dalle prime esperienze scenografiche compiute negli anni settanta e l’avvio verso una scultura che interessava uno spazio pensato e vissuto, l’ultima ricerca di Antonio Pizzolante privilegia soluzioni minimali, primarie, essenziali, intese a ritrovare nella memoria e nella centralità dell’uomo il ruolo dell’arte. Il suo agire creativo contrassegnato da raffinati sconfinamenti compositivi “richiama e rinnova realtà” che inducono alla conoscenza della propria contemporaneità. Da questa premessa l’artista consolida un indagine sulle materie e le loro possibili contaminazioni caratterizzata da un linguaggio capace di evocare quell’essenza mediterranea, matrice della cultura europea. Intenso in questi ultimi anni il percorso espositivo, con partecipazioni in rassegne nazionali e internazionali a Parigi, Lugano, Milano, Bad Voslau, Girona, Bruxelles, Venezia, Caen, Saragozza, Zurigo, Mantova. Tra gli ultimi riconoscimenti il primo premio alla XXII Rassegna Nazionale di Disegno Contemporaneo “Giovanni Segantini” e il primo premio alla 14° edizione per l’Arte Contemporanea del Comune di Sarezzo in provincia di Brescia. Nel 2005 è tra gli artisti premiati alla prima Biennale di Ankara in Turchia.

Antonio Pizzolante
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice (P. Neruda)

I silenzi di Antonio sono misteriosi, non hanno tempo, si perdono dentro notti di transumanza nere come l’Africa o si ritrovano nelle luci dorate ferme immobili ieratiche. Di quello che va e di quello che resta. Quello che conta è la traccia, senza la quale non sarebbe possibile raccontare la materia. E Antonio, da artista iniziato ai misteri, capace di inoltrarsi nei luoghi dell’anima, cerca i segni lasciati sulla terra e quando li trova li reinventa, conferisce loro nuova vita, nuovo soffio. Li lancia dentro altre sfide, verso l’infinito. Vuole salvare quello che trova, la quintessenza della cosa, il cuore, l’energia. Dai suoi lavori scaturiscono emozioni trattenute, pacate, mai gridate, eppure profonde come il mare.
Tra orizzontalità e verticalità, tra terra e cielo, con una ritmica austerità, Antonio dialoga con le materie, leviga la pietra e accarezza il ferro. Porta dentro di sé i valori narranti di un’epoca remota, dove la tradizione, quella della sua antica terra d’Otranto, si intreccia con il mito. E di questo incontro millenario Antonio si sente testimone, subisce eterogenee sollecitazioni, che si fanno urgenza interiore, necessità di dare voce con la sua opera a questa atavica conoscenza. Emerge l’eco di voci disperse che narrano di lunghi viaggi in terre lontane, forse quelle di un tempo o forse altre, nuove e diverse, dove Antonio, pellegrino o novello Ulisse, vuole recarsi, al di là del tempo. Itaca lo attende, il ritorno a sé, mai per restare, ma sempre per partire perché è il viaggio il senso. E la spinta verso l’oltre si fa più forte lungo le strade che l’intuizione apre. I segni sedimentano, le superfici si modificano e si offrono al divenire. “Tutto ancora deve accadere”. Il lavoro di Antonio è scavo, esercizio e pratica di purificazione. E’spazio per ridare voce all’essenziale. Le sue opere dalla forte vitalità geometrica, vivono in luoghi transeunti, viaggiano fuori dai confini, abitano dimensioni inusitate, si propagano oltre nello sconfinamento dell’anima. In silenzio, in “dormiveglia”, sotto un “cielo plumbeo”, “uno sguardo dichiara il traguardo dell’attesa”.

Francesca Marcellini

 

Raffaele Penna
Il canto vuole essere luce
Il canto ha nel buio
Fili di fosforo e luna… (F. Garcia Lorca)

Grafismi accennati da fili scuciti, stracci, stoffe, garze. Attraverso percorsi di filo e materia la tela diventa per Raffaele l’ordito dove tessere trame capaci di creare una scrittura tessile. Un processo costruttivo che è anche e soprattutto evento simbolico capace di suggerire il continuo fermento della materia. Nuove frasi, quasi segni di una scrittura ideogrammatica con l’invenzione di un alfabeto, per decifrare le fitte trame del creato e della realtà, forse meno informe seppur misteriosa. I fili del vissuto sono ordinati in un disegno armonioso che è solo da decifrare? Non risponde Raffaele, ma alza lo sguardo verso l’alto intento a scrutare “Il grande volo”, emblematico titolo di una sua opera, di rondini migranti nelle ombre della sera. Presagio del cielo e segni del tempo. Nudi colori che navigano nel vuoto confine tra la terra e il mare. Lasciano riemergere tracce e solchi emotivi. Le opere di Raffaele attivano degli stimoli sensoriali, delle emozioni tattili e si collocano in uno scenario carico di energie che attendono di essere trasmesse. Viene voglia di toccare la superficie per comprenderne meglio la consistenza fisica. Cerca la radice dei suoi gesti, nell’atto di intrecciare fili, ricucire il passato al presente. Un gesto che incide, lacera, strappa, ricama. Raffaele pone a se stesso domande, mentre scrive le pagine del suo diario interiore e ripercorre lo spazio della vita, la sua, tra i mutevoli paesaggi della contemporaneità. In uno stretto rapporto di simbiosi tra evanescenza e tangibilità, dove gli spazi inventano altri spazi, le storie raccontano altre storie. In un rimando senza tempo. E’ un passaggio continuo dentro e fuori di sé, per andare al di là delle apparenze, nella dimensione mai conclusa dell’esistere. Se la materia è terra, il filo è l’elemento che trapassa la realtà, si tende verso l’alto. Fili manifesti e fili nascosti. Fili di fosforo e fili di luna. Fuori di sé. Dentro di sé. E intanto le rondini migrano altrove.

Francesca Marcellini

Testi in catalogo di Francesca Marcellini

Progetto: Gabriella Brembati

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