Bruto Pomodoro e Roberto Vecchione

Dal 9 al 31 maggio 2007
Bruto Pomodoro e Roberto Vecchione
Dell’iterazione
arte contemporanea, doppia personale

vernissage: mercoledì 9 maggio 2007. ore 18
catalogo: testo di Alberto veca
orario: martedì a venerdì dalle 17 alle 19,30 o per appuntamento

Mercoledì 9 maggio alle ore 18 alla Galleria SCOGLIO DI QUARTO, nel nuovo spazio di via Ascanio Sforza 3, si inaugura la doppia personale del pittore Bruto Pomodoro e dello scultore Roberto Vecchione.

Vi è una sottile linea, precisa Alberto Veca, che collega i lavori di Bruto Pomodoro e Roberto Vecchione, a prima vista separati da soluzioni linguistiche di diversa origine: che la scelta figurale sia divergente è evidente perché in un caso il referente organico risulta vincolare l’immagine protagonista in relazione con un “fondo” dalla fisionomia variabile; nell’altro, invece, la struttura architettonica sembra riferirsi più all’artificiale che al naturale, anche se la linea curva e quella retta appartengono a un mondo senza confini, dove eventualmente il primo imita, più o meno inconsapevolmente, il secondo. […]
il tema centrale, in dialogo, è quello dell’“iterazione”, una figura antica della retorica come della realtà – letta a occhi nudi o al microscopio non importa – che percorre, con ruolo a volte marginale ma anche centrale, in modo durevole l’immaginario espressivo. La ripetizione è per sua natura uno strumento aperto al dialogo in quanto, già di per sé, costituisce una “frase”, non l’unica parola detta, irripetibile o imparagonabile; è una misura, perché prima di tutto dialoga con se stessa, secondariamente con lo spazio che determina con il suo ingombro o in cui è ospitata. Dove si parla di misurabilità e di determinazione dello spazio, in un caso, quello di Bruto, un’invasione di una figura centripeta allusiva tanto alla tridimensione quanto al movimento rotatorio in un campo variamente discrezionato, capace di incidere anche sull’evidenza plastica del soggetto; nell’altro, quello di Roberto, il modulo prescelto, iterato in queste opere in modo lineare secondo la logica della stele, tende a determinare nettamente vuoti e pieni, ingombri e pesi: la successione della figura identica, nella percezione diversa che ne deriva, mette in crisi, volontariamente, l’esattezza del calcolo. […]

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