Alba Savoi

Dal 15 al 31 marzo 2005
Alba Savoi
Scrivendo tra le pieghe
arte contemporanea, personale

vernissage: 15 marzo 2005, ore 18,00
catalogo: con scritto di Carlo Fabrizio Carli
orario: martedì a venerdì dalle 17 alle 19,30 o per appuntamento

Riservata e appartata (ma non poi troppo, come vedremo), da buoni cinque lustri a questa parte, Alba Savoi attende con determinata pacatezza ad una sperimentazione apparentemente semplice, ma che è invece sofisticata e intrigante, spaziando in settori differenziati di operatività estetica: dalla poesia visiva al “libro oggetto” , dalla cosiddetta computer art, alla ricerca segnica, all’intervento tridimensionale, sempre privilegiando, del resto, un’attitudine fortemente concettuale. Un discorso, dunque, molto serio e coerente,
ma non serioso, dato che l’artista romana scioglie spesso in sottile ironia, affidandolo ad una dimensione ludica, quanto rischierebbe magari di provocare talvolta un’impressione di sovraccarico intellettuale.

E’ eccessivo parlar, a proposito del lavoro (ricordo il disagio con cui un illustre amico scomparso, Rosario Assunto, usva relativamente all’operatività estetica tale termine, che gli sembrava una gratuita concessione alla retorica operaista, ma nel nostro caso, caratterizzato da una esercitatissima pratica manuale, esso risulta ben pertinente) di Alba savoi, della piega, più esattamente del segno-piega, come motivo originario e conduttore= probabilmente no: per Alba, dunque e da sempre, in principio era la piega. La piega, s’intende, eretta ad evocazione non effimera; addirittura interpretata quale metafora esistenziale: “le pieghe – si chiede Savoi – non racchiuderanno forse il senso della vita?”
Il procedimento insolito e ricercato, anche per le allusioni tautologiche (si oensi ad un’opera come Pieghe su pieghe, dove la parola pieghe è effettivamente tracciata sulle pieghe del tessuto), ma altresì per le valenze ossimoriche e illusionistiche (le pieghe con i loro rilevamenti tridimensionali ricondotte alla bidimensionalità del segno grafico), che esso istituisce più o meno dichiaratamente, merita di essere esplicato.
Savoi prende un frammento di stoffa, perlopiù di cotone jeans, prescelto quale presenza simbolica della contemporaneità; interviene su di esso con qualche traccia di scrittura e lo introduce nello scanner del computer.
Qui – un po’ per consapevole determinazione, un po’ per caso – essa attua un piccolo e tutto visivo processo alchemico, per cui la trama tessile, manipolata cromaticamente e soprattutto sottoposta a ripetuti ingrandimenti, perde ogni contatto con l’aspetto originario, trasformandosi in inesauribile matrice di geografie immaginarie e mentali, organizzandosi in simmetrie e speculiarità, grazie ad un’articolazione spaziale dotata di rilevamenti chiaroscurali, di una connotazione cromatica che può rispettare o alterare il colore e, naturalmente, solcata e scandita da pieghe e grinze.
A questo punto, Alba stampa l’immagine così ottenuta e la riproduce mediante procedimento xerografico, applicandola su un supporto rigido.
Come mise bene in evidenza Ivana D’Agostino, l’operazione avviata da Savoi – notata e apprezzata da molti critici e artisti, a cominciare da Mirella Bentivoglio, autentica caposcuola dell’ambito della poesia visiva; ed esposta in numerose mostre personali e di gruppo – rivela appieno la sua capacità di suggestione se messa in relazione con gli scenari visivi del mondo che ci circonda.
Scenari marcato da un rutilare vertiginoso di presenze e di messaggi, dallo schermo televisivo alle icone della pubblicità che giganteggiano sui cartelloni propagandistici, sui manifesti, sui ponteggi dei restauri, che vestono autobus e taxi, fino ad avvolgere il corpo stesso della gente, soprattutto dei giovani, con le scritte delle magliette “promozionali”.
In questo contesto, il microcosmo grafico di Alba Savoi, elaborato nel silenzioso raccoglimento della sua casa-studio, amplifica, in modo a prima vista insospettabile, significati e ambiti di pertinenza.
Come i frammenti di vetro multicolori sul fondo di un caleidoscopio si organizzano in estemporanei mandala che evocano alla mente gli effetti dei rosoni delle cattedrali gotiche, analogamente – in una dimensione tutta tecnologica, fatta di computer, scanner, xerox – le opere di Savoi intercettano il vorticare caotico, eppur vitale e coinvolgente offerto dagli scenari visivi della contemporaneità. Con, a mancarlo, un sigillo araldico, una cifra, un contrasseno – la piega, appunto: innervamento e interruzione: groppo, scarto.

CARLO FABRIZIO CARLI

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