8 CELLE PER 8 ARTISTI ovvero Le Celle – L’Anima (Arte & Psiche)
Dal 20 Settembre al 5 Ottobre 2014
8 CELLE PER 8 ARTISTI ovvero Le Celle – L’Anima (Arte & Psiche)
Collettiva, Arte contemporanea
Inaugurazione: Sabato 20 Settembre 2014 ore 16,00
sede: Fortezza del Priàmar, cellette del Palazzo della Sibilla – Savona
Con il Patrocinio della Città di Savona e del Comune di Albissola Marina
Il Centro Artistico e Culturale Bludiprussia di Albissola Marina e la Galleria Scoglio di Quarto di Milano presentano la mostra d’arte contemporanea:
8 CELLE PER 8 ARTISTI ovvero Le Celle – L’Anima (Arte & Psiche)
Testo in catalogo di Cristina Rossi
Da sabato 20 settembre a domenica 5 Ottobre 2014
INAUGURAZIONE: sabato 20 settembre, ore 16,00
Fortezza del PRIAMÀR
CELLETTE PALAZZO DELLA SIBILLA
Corso Mazzini,1 – 17100 Savona
INGRESSO LIBERO
Personali di:
Renata Buttafava,
Ludovico Calchi Novati,
Mariangela De Maria,
Marcello Leone,
Giorgio Moiso,
Stefano Soddu,
Armanda Verdirame,
Laura Zeni.
Video Performance di Gianni Bacino
Eremita post atomico “Il poeta della luce”
alle tastiere “Deca”
riprese e montaggio: Chiara Martinetto e Giorgio Rinolfi
Il successo di una mostra dipende anche dalla capacità di sorprendere e di trasformare un luogo conferendogli un’anima totalmente diversa e impensata.
È quello che accade all’interno della fortezza del Priamar a Savona. Il grandioso baluardo venne eretto dalla Repubblica di Genova come avamposto a controllo del porto tra il 1542 e il 44 distruggendo l’antico quartiere medievale. Fu ampliato e completato nel Settecento per ospitare le guarnigioni e rinchiudere nelle apposite celle i prigionieri. In una di queste Giuseppe Mazzini, arrestato su ordine di Carlo Felice di Savoia, fu detenuto tra il 1830 e il 1831. Proprio in questo arco di tempo egli formulò dal carcere il programma del suo movimento politico, la Giovine Italia.
Le celle furono infatti luogo di svilimento dell’uomo, che sperso e sofferente nel corpo e nell’anima potè tener saldi i propri ideali, soccorso dall’anelito a quella libertà. che gli era negata.
In occasione della mostra che si inaugura il 20 settembre gli otto artisti presenti occupano ognuno una cella. Sembrano aver collocato qui le loro opere a significare non solo la memoria condivisa della sofferenza umana ma la propria necessità di rompere i meccanismi razionali e psichici che pure agiscono sull’immaginario artistico, potente tanto quanto il desiderio di libertà, in una sequenza inedita non solo per la collocazione ma per la scelta delle opere stesse.
Non sono lavori site specific in senso stretto, ovvero pensati appositamente per le celle, se mai è il significato simbolico del dialogo tra l’arte contemporanea e un luogo così singolare, che ebbe momenti di connotazione assai cupa, a renderlo spazio espositivo particolarmente suggestivo per una mostra di artisti contemporanei diversi tra di loro per esiti creativi e poetica, in una sequenza di lavori tutt’altro che scontata.
Renata Buttafava con una grande installazione in terracotta richiama e rivendica simbolicamente un principio creativo che sembra sgorgare dalle radici della terra di cui anche l’uomo è fatto; Ludovico Calchi Novati, su grandi tele, costruisce un universo geometrico che esprime una tensione alla terza dimensione; Mariangela De Maria evoca, scandaglia, narra le vibrazioni del colore che marcano la sua sapienza e passione pittorica; Marcello Leone imprime al colore un ritmo che si propaga sulla tela a espandere il campo visivo; Giorgio Moiso carica il contrasto dei colori forti e luminosi delle sue opere di energia e movimento; Stefano Soddu, attraverso la sua scultura “contaminata” da pigmenti colorati, coglie la vitalità della relazione tra arti e impegno civile; Armanda Verdirame, con una stele in terracotta composta di più parti e pregna degli umori della natura, esalta il senso dell’incontro tra materie che sono memoria della terra; Laura Zeni pone al centro del suo lavoro l’intreccio complesso delle relazioni, a partire da quel segno di profilo del volto umano impresso sul tessuto, nei suoi lavori originari.
Cristina Rossi